Ci sono libri che devono essere letti in un preciso periodo della propria vita: né troppo presto né, soprattutto, troppo tardi.
Io ho letto da poco, e troppo tardi, Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli.
Uscito nel 1980 destando non poco scalpore, il libro fu oggetto di un sequestro quando era giunto alla terza ristampa e di un successivo processo per oscenità, che vide però l’assoluzione dell’autore. (Una curiosità, se l’edizione Feltrinelli è quella originale, Bompiani ne ha pubblicata una edulcorata.)
Un libro che per gli argomenti trattati – droga, sesso, omosessualità – e soprattutto per un linguaggio sicuramente innovativo, volutamente crudo e solo apparentemente sciatto, ha rappresentato un punto di rottura, seguito da discepoli ed epigoni.
Il mio problema è che ho letto Altri libertini a cinquant’anni suonati e a quarant’anni dalla sua pubblicazione: siamo entrambi troppo vecchi perché io possa trovare nel romanzo di Tondelli quella provocante freschezza che sicuramente aveva e che magari ancora può avere agli occhi di un ventenne.
Non volevo però fermarmi a un solo libro tondelliano, così ho letto anche Rimini, romanzo uscito nel 1985.
Qui sembra di trovarsi di fronte a un altro scrittore, molto più attento alla tecnica e sicuramente più classico nella narrazione. Narrazione che anticipa certi malvezzi della politica emersi poi qualche anno dopo – ricordate Mani Pulite? – ma che a lettura terminata mi ha lasciato un senso di incompiutezza e di occasione mancata.
Riconosco ad Altri libertini il merito di aver affrontato argomenti scomodi e di averlo fatto con un linguaggio nuovo e provocatorio. Rimini invece mi è parso un bell’esercizio di stile, forse anche un modo per affrancarsi da una scrittura “sporca”, ma sicuramente non indimenticabile.
Vino in abbinamento.
Ci sono vini che se avessi bevuto solo quindici anni fa avrei trovato buonissimi, quasi irresistibili. Vini che avrebbero colpito il mio palato da giovane e inesperto sommelier con la loro esuberante opulenza. Uno di questi sarebbe stato sicuramente Il Bruciato della Tenuta Guado al Tasso. Un classico taglio bolgherese di cabernet sauvignon, merlot e syrah. Un vino ottimo, tecnicamente ineccepibile anche considerando che ne vengono prodotte quasi 900mila bottiglie all’anno. Ma un vino che oggi non riuscirei proprio a bere.
Personalmente ritengo Altri Libertini un libro coraggioso, nato sulla scia degli Skiantos e di varia avanguardia artistica, soprattutto in salsa Emiliano-Romagnola. Io l’ho letto intorno ai 22 anni e mi sono chiesto se fossi un “giovane-vecchio”, avendolo trovato particolarmente ostico rispetto alle aspettative. Con il senno di poi ritengo molto più semplicemente che il tentativo di portare lo “slang di strada” (semplifico) sulla carta non faccia per me, ma fosse un’esigenza letteraria dell’epoca per Tondelli. Forse Altri Libertini è un libro troppo legato al suo tempo, mentre Rimini è le controprova del talento dello scrittore. Comunque un libro che prima o poi va letto, in quanto cristallizza una tinta artistica di quegli anni. Consiglio anche la lettura di Camere Separate: una sorta di testamento artistico, tragico quanto il destino di PVT. Che va anche ricordato come grande talent scout con la sua antologia Under 25 (merito suo la scoperta di Giuseppe Culicchia, scrittore che apprezzo moltissimo).
E come vino abbinerei un Cabernet Franc in purezza: se non sei preparato, può deluderti. Ma se sai che stai cercando una sferzata schietta tra naso e palato, riempi pure il bicchiere!
Grazie e complimenti per il bell’articolo che hai pubblicato.
Grazie Fabrizio.
Sicuramente come dici tu Altri libertini ha rappresentato una svolta ed è stato determinante per chi ha avuto la fortuna di leggerlo all’epoca della sua uscita. E il fatto di portare un linguaggio “sporco” nella letteratura classica è stato a mio parere determinante.
Seguirò il tuo consiglio per quanto riguarda Camere separate e anche per l’abbinamento, intrigante e azzeccato!