Di acqua e di vino

 

Quelli che scrivono con chiarezza hanno dei lettori, quelli che scrivono in modo ambiguo hanno dei commentatori.
Albert Camus

 

Oltre che di Fedez, in questi giorni si è parlato molto del fatto che la Comunità Europea concedesse la possibilità di aggiungere acqua al vino. E come sempre accade – per lo meno quando si parla di vino, non so se lo stesso valga per Fedez – in giro c’è tanta, troppa, confusione. Anche perché ad occuparsi della notizia sono spesso giornalisti non specializzati.

Cosa è successo?
È successo che in sede di commissione europea si sta studiando l’opportunità di permettere ai produttori di dealcolizzare il vino: sia per ridurre i volumi alcolici sempre più alti che le temperature elevate comportano, sia per offrire al consumatore un prodotto più “light”.

Non entro nel merito della questione: questa non è la sede e non ne ho le competenze. Vi invito però a leggere il commento di Michele Serra su “L’amaca” dell’8 maggio scorso (lo trovate su questa pagina Facebook ).

La cosa che mi preme sottolineare è che nessuno, né in sede europea né in Italia, ha mai parlato di allungare il vino con l’acqua.
Ma, misteri del giornalismo non specializzato e ricerca del sensazionalismo, l’orrore del vino annacquato ha invaso il mondo del vino, suscitando reazioni più o meno sdegnate, dibattiti e anche gli inevitabili meme.
Tanto rumore per nulla, direbbe il Poeta: da Bruxelles e dal Ministero delle Politiche Agricole sono subito arrivate le smentite (ovviamente riportate con molto meno clamore della prima notizia) e soprattutto la precisazione che nessuno ha mai parlato di aggiungere acqua al vino.

Spero vivamente – pia illusione, la mia – che gli estensori di questi articoli finalmente si documentino: verranno tra l’altro a conoscenza del fatto che già adesso il vino è composto per almeno l’85% di acqua.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *