Banalità

“Tu inventa quello che ti va
Vedrai che a loro a loro basterà
Tanto alla fine resta la
Banalità, banalità”
(Daniele Silvestri, Banalità)

 

Tra i tanti volti noti scomparsi nel 2020 c’è stato Philippe Daverio, grande esperto d’arte, grande comunicatore e anche grande appassionato di enogastronomia. La definizione di dandy gli sarebbe calzata a pennello: per il suo saper vivere e per il suo anticonformismo, evidenziato da un abbigliamento che sapeva sfoggiare con grande disinvoltura nonostante un fisico non proprio slanciato. Perché il dandy è chi, nonostante uno stile di vita eccentrico e sopra le righe, non appare mai ridicolo ma riesce anzi ad assurgere a modello.

Visto che nulla accade per caso, quasi contemporaneamente alla scomparsa di Daverio mia sorella, attratta dalla recensione apparsa sul supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore, mi regala un libro scritto da Giovanni Giaccone e che si intitola Dandismo alcolico (sottotitolo Meditazioni sul bere consapevole).

Il titolo mi piace, la recensione è entusiasta, l’edizione curata: non mi resta che leggerlo, carico di aspettative.

Aspettative che rimangono deluse dopo poche pagine. Scrittura sciatta, punteggiatura e virgolette buttate a casaccio, editing inesistente. E i contenuti? Una sequela di banalità da discorsi in cosa alla posta. Banalità che non vengono salvate neanche dalle tante – troppe – citazioni di Gino Veronelli e Mario Soldati.

Insomma, un tentativo di semplice divulgazione che si trasforma in triste approssimazione.

E il dandy? Il dandy, per sua natura, non si abbassa al volgo, semmai col suo esempio cerca di innalzarlo. E lo fa con ricercata eleganza, curando il particolare ma sempre attento alla sostanza, senza la quale tutta la sua sofisticata impalcatura crollerebbe miseramente.

Oscar Wilde, il prototipo del dandy, disse una volta “Ho lavorato tutta la mattina alla bozza di uno dei miei poemi, e ho tolto una virgola. Al pomeriggio l’ho rimessa.” Senza arrivare a questo estremismo provocatorio, è una frase che chiunque abbia velleità di scrittura dovrebbe avere impressa nella memoria. Altrimenti non c’è dandismo che tenga.

Vino in abbinamento.
Il dandy non ha bisogno di ostentare ciò che beve, perché ha classe a sufficienza per elevare (quasi) tutto ciò che porta alle labbra. E allora anche un vino giovane e fresco potrà portare godimento. Il segreto, che il vero dandy e il vero sommelier dovrebbero conoscere è berlo al momento e soprattutto con la compagnia giusta.

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