Non mi sono mai cimentato in classifiche, anche se confesso che le leggo sempre: mi divertono e rappresentano spesso un ottimo spunto di riflessione e discussione.
Ma c’è sempre una prima volta e in quest’anno strano ci ho provato: riprendo quindi le pubblicazioni sul blog proprio con l’elenco ragionato(?) dei migliori 10 vini che ho bevuto nel 2020.
So che non vedete l’ora di sapere quali sono, ma prima una piccola precisazione. Ho scritto “bevuti” e non “assaggiati”: la differenza non è così sottile e anche se non comporterebbe uno stravolgimento dell’elenco, sicuramente lo modificherebbe.
E ora eccoli, i magnifici 10, in rigoroso ordine alfabetico: è già stato difficile selezionarli: metterli anche in ordine di preferenza sarebbe stata impresa fuori dalla mia portata.
Ar.Pe.Pe – Valtellina Superiore Sassella Riserva Rocce Rosse 2001
Il colore che ti fa rimanere incantato a fissare il calice.
Il naso che sussurra ma lo fa interminabilmente: sempre e solo cose belle.
Il sorso che vibra, seduce e ti accompagna per ore.
Cantina Terlano – Alto Adige Terlano Vorberg Riserva 2002
Il miglior vino bianco italiano, in forma smagliante.
Serve aggiungere altro?
Cascina Val del Prete – Roero Vigna di Lino 2015
Elegante. Sapido. Equilibrato. Dissetante.
La paradigmatica essenza del Roero.
Marco De Bartoli – Terre Siciliane IGT Grillo 2014
Il tramonto sul mare racchiuso in bottiglia.
Haderburg – Alto Adige Metodo Classico Hausmannhof Brut Riserva 2009
I paragoni si potrebbero sprecare, e anche importanti.
L’oro predomina, e non solo nel colore.
Un fresco incendio dei sensi.
Le Piane – Boca 2006
Vino sfarzosamente poliedrico, che sorprende di minuto in minuto, di ora in ora, di giorno in giorno.
E non esagero: uno dei pochi vini che non teme di sfidare il tempo a bottiglia aperta.
Masi – Vino da Tavola Bianco Campociesa 1970
Una reliquia.
Un recioto che ha conservato intatte forza ed eleganza, impreziosite da una fascinosa patina fané.
Poderi Colla – Langhe Bricco del Drago 2005
Il territorio declinato in tutte le sue forme possibili.
È un dolcetto, ma non ditelo a nessuno.
Produttori del Barbaresco – Barbaresco Montestefano Riserva 2008
Considero Montestefano il cru più tipico di Barbaresco: questa bottiglia ne è l’essenza più profonda.
La terra che si fa frutto e calore.
Zidarich – Venezia Giulia IGT Vitovska “V Collection” 2009
Da un paesaggio dominato dalla roccia un vino che pare esserne una spremuta.
Vibra, ristora, rinfresca.
Il godimento che si fa conforto.
Post Scriptum polemico: tra questi vini alcuni potrebbero essere definiti “naturali”. Sarebbe bello, ovviamente alla cieca, che qualche professore vero o presunto sapesse indicare quali.